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LIBRI
Benvenuti nell'era del cervello
Marco Motta
Un'odissea che non è ancora giunta a Itaca.
Protagonista la mente umana nel suo straordinario
e ancora non del tutto compreso cammino evolutivo.
A guidarci in quest'avvincente racconto sono John
Skoyles e Dorion Sagan, autori de "Il drago
nello specchio. L'evoluzione dell'intelligenza umana
dal Big Bang al terzo Millennio" edito da Sironi.
Un ideale seguito del classico libro di Carl Sagan,
di cui Dorion è figlio, "I draghi dell'Eden",
che però può avvantaggiarsi di 25
anni di ricerche nel campo delle neuroscienze. Che
non sono pochi in questo settore: dal 1977 a oggi,
infatti, le tecniche che consentono di visualizzare
il cervello in attività e di comprenderne
sempre meglio il funzionamento si sono enormemente
sviluppate.
Il cervello umano è il risultato di milioni
di anni di evoluzione, di cui porta ancora in sé
le tracce più remote. L'attività cerebrale
dei dinosauri che circa 65 milioni di anni fa si
estinsero lasciando campo libero ai mammiferi è
in qualche modo ancora presente in noi: le fasi
del sonno Rem, per esempio, sembrano essere un'eredità
del sonno rettile. Ma quello che sarebbe divenuto
il cervello umano ha beneficiato nel corso del tempo
della crescita di alcune parti, come la corteccia
cerebrale, e del rimodellamento di quelle più
antiche. Fino a giungere, attorno a 120.000 anni
fa, ai primi esseri biologicamente simili a noi,
i "fondatori" della specie Homo sapiens
sapiens: da allora il patrimonio genetico e la struttura
cerebrale sono rimasti sostanzialmente invariati.
Cos'è accaduto dunque in quest'ultimo lasso
di tempo? Qual è stato il valore aggiunto
che ha condotto dai primi sapiens a quelli che oggi
vivono sulla Terra? È "l'eredità
extrasomatica", come l'aveva chiamata Carl
Sagan, o "mindware" come preferiscono
rinominarla i due autori in analogia ai termini
informatici: il software della mente che comprende
il pensiero, il linguaggio, la scrittura, l'utilizzo
delle tecnologie. Insomma, tutto ciò che
fa degli esseri umani la prima specie culturale.
E così si comprende come la storia dell'intelligenza
umana, e così pure il suo futuro, vada oltre
i geni.
Ma se vogliamo capire cosa ha permesso questo salto
di qualità dell'evoluzione biologica, dobbiamo
volgere lo sguardo di nuovo verso il cervello. Due
sono i grandi protagonisti del ricco affresco che
Skoyles, fellow al Centre for the Philosophy of
Natural and Social Science della London School of
Economics, e Sagan ci offrono: la corteccia prefrontale
e la plasticità neurale. Quest'ultima è
un'acquisizione recente, che ha aperto gli occhi
degli scienziati sulla grande variabilità
della "geografia cerebrale": il cervello
ha infatti una grande capacità di modificare
le mappe neurali che controllano le varie parti
del nostro corpo, per adattarsi a ciò che
accade all'organismo. Ciò gli consente di
esibire una grande flessibilità nei primi
dieci anni di vita e di mantenere una capacità
decisiva di cambiamento lungo tutto il corso dell'esistenza,
in modo da minimizzare - per esempio - l'impatto
delle lesioni. Questa proprietà del cervello
è sottesa a tutte le facoltà decisive,
dalla visione alla memoria, ma rimane
solo in potenza se non vi è chi la liberi:
la corteccia prefrontale, che costituisce circa
il 30% della materia grigia, una sorta di maestro
d'orchestra che presiede all'attività cerebrale.
Essa gioca un ruolo decisivo per la vita umana:
libera gli individui dal vincolo del contingente
e aumenta la loro autonomia rispetto al mondo esterno.
Oltre a guidare il lettore nel dedalo ancora per
molti aspetti inesplorato delle capacità
cerebrali, Skoyles e Sagan conducono un'analisi
della nascita dei legami sociali a partire dai primati.
Emerge così il ruolo giocato da quello che
i primatologi chiamano fissione-fusione (suddivisione
in sottogruppi a composizione variabile nell'ambito
di una vita comunitaria più ampia) nel plasmare
il cervello umano. Fino a giungere alla genesi del
pensiero simbolico, in un confronto a distanza tra
Lucy, la nostra celebre progenitrice e Kanzi, uno
scimpanzé grazie al quale i primatologi hanno
potuto comprendere molto dell'apprendimento linguistico.
E ora cosa ci attende? Nuove tecnologie per vedere
il cervello fin nei suoi più remoti anfratti
che ci consentiranno di giungere al "braintech",
lo strumento che potrà espandere le nostre
capacità e agire sul cervello come abbiamo
finora fatto per gli altri organi. Siamo insomma
alle soglie dell' "Età del Cervello":
Skoyles e Sagan intravedono una positiva rivoluzione
all'orizzonte, interrogandosi sulle possibili alternative:
"neuroinferno o neuroparadiso?" |
L'odissea
dell'intelligenza. Verso una storia naturale della mente
Histoire Cafè Garibaldi
Venerdì 24 ottobre 2003
Ore 15.00
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