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NUCLEARE
Perché non torniamo al nucleare?
Giovanna Dall'Ongaro
Dopo
il black out dello scorso settembre, la proposta
è diventata sempre più insistente.
Molti scienziati e alcuni politici sono convinti,
ora più che mai, della necessità per
il nostro Paese di ricorrere a impianti nucleari
per la produzione di energia. Abbiamo chiesto al
fisico Carlo Bernardini, protagonista di una conferenza
sul tema nell'ambito del Festival della Scienza,
di spiegarci come funzionano le centrali nucleari,
quali rischi comportano e quali vantaggi.
Perché la gente ha ancora paura del
nucleare?
Vi sono varie componenti che spiegano, ma non giustificano,
un atteggiamento del genere. Quasi tutte le novità
vengono guardate con sospetto. E le centrali nucleari
sono una conquista recente della tecnologia. Il
personale che le gestisce deve essere poi altamente
specializzato e potersi conquistare la fiducia della
popolazione sulla parola. Il che non è facile.
Insomma la gente ancora vede l'energia nucleare
come qualcosa di oscuro, poco comprensibile e perciò
minaccioso. Inoltra non bisogna dimenticare che
la parola "nucleare" richiama alla mente
le armi di distruzione di massa. Bombe e produzione
di energia vengono così associate in un unico
giudizio. Al di là delle
motivazioni psicologiche, c'è stato però
l'episodio di Chernobyl... È
vero, il grave incidente dell'impianto russo dell'86,
ha provocato reazioni di panico per l'eventualità
che simili rischi si potessero ripetere qui da noi.
Chernobyl sollevò l'opinione pubblica contro
il nucleare civile. Qualcuno allora tentò
di far capire la differenza tra un reattore come
quello della centrale russa e quelli adottati in
Occidente. Qualcuno si affannò pure a denunciare
la violazione da parte dei russi delle più
elementari norme di sicurezza, ma la stampa di allora
non tentò un'analisi più approfondita
dell'incidente. Proviamoci adesso.
Che cosa accadde a Chernobyl la notte del 26 aprile
del 1986? E perché non sarebbe potuto accadere
da noi?
In quella notte un reattore sovietico da 1000 megawatt
del tipo RBMK, a uranio naturale, moderato a grafite
e raffreddato ad acqua, esplose immettendo materiale
radioattivo nell'atmosfera. Il meccanismo di controllo
era basato su barre di cadmio, potente assorbitore
di neutroni, che in caso di un aumento della temperatura
si sganciano dall'alto e cadono in appositi vani
nel corpo del combustibile interrompendo la reazione
a catena. Ma un aumento troppo rapido e troppo grande
della temperatura avrebbe potuto, cosa che avvenne,
deformare i vani ostruendoli. L'acqua di raffreddamento
non servì a nulla perché si perse
per evaporazione e la macchina divenne incontrollabile.
Si trattò dell'incidente più grave
tra quelli previsti, il cosiddetto LOCA (Lost of
Coolant Accident, incidente di perdita del refrigerante).
Quelle come Cernobyl sono centrali intrinsecamente
pericolose, quelle occidentali non funzionano così.
In che cosa si differenziano i reattori occidentali?
I reattori occidentali sono del tipo LWR (Light
Water Reactor), a uranio arricchito, moderato e
raffreddato ad acqua. Se si verifica un aumento
improvviso della temperatura si produce il LOCA,
che abbiamo citato prima. Ma la scomparsa dell'acqua
elimina sia il refrigerante che il moderatore provocando
lo spegnimento della catena. La macchina torna allora
a essere termicamente stabile. Però
anche il nucleare occidentale ha avuto qualche inconveniente.
È accaduto a Three Mile Island (USA) nel
1979...
In quel caso si verificò la cosiddetta "fusione
del nocciolo" che ha provocato l'immissione
nel terreno circostante di materiale radioattivo.
Un episodio molto meno grave rispetto a quello di
Chernobyl che ha invece compromesso l'utilizzo del
territorio circostante per secoli. Nonostante
ciò molti scienziati continuano a tessere
le lodi del nucleare civile. Perché? Quali
sono i vantaggi?
Da un punto di vista ambientale quelli nucleari
sono gli impianti di produzione di energia più
puliti. Non sono solo gli scienziati a dirlo. In
alcuni paesi come la Francia, che ricorre al nucleare
per la produzione di energia elettrica, gli enti
pubblici si affannano a dimostrare quante sostanze
nocive in meno hanno immesso nell'atmosfera grazie
alle centrali nucleari. Per non parlare poi dei
problemi di natura politica derivati dall'utilizzo
dei combustibili fossili, che tra l'altro sono destinati
a esaurirsi. Resta la preoccupazione per gli eventuali
incidenti. Ma lo stesso si può dire ad esempio
per le industrie chimiche. Resta
anche il problema delle scorie. Come può
essere risolto?
I depositi possono trovarsi in superficie o in profondità.
Nei depositi in superficie le scorie vengono trattate
chimicamente per diventare inattive o vetrificate
in blocchi maneggevoli. Alcuni siti di stoccaggio
potrebbero diventare veri e propri laboratori per
ricerche di radioprotezione. Poi ci sono i depositi
in profondità, come vecchie miniere o tunnel
scavati appositamente. In entrambi i casi deve essere
garantita la custodia delle scorie per circa 300
anni. Le soluzioni ci sono, ma la mancata lungimiranza
dei politici impedisce di adottarle. |
Dalla
bomba atomica ai reattori nucleari
Domenica 2 novembre 2003
Centro convegni AMGA
Ore 16.00
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Quando è scomparso Stephen Jay Gould, nel
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