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NUOVE
TECNOLOGIE
A Firenze il museo è virtuale
Anna Toscano
L'11
settembre 2003, nel numero 425 di "Nature"
Martin Kemp, professore di storia dell'arte presso
l'Università di Oxford e co-director del
Wallace Kemp/Artakt, rendeva omaggio all'Istituto
e Museo di Storia della Scienza di Firenze, nella
persona del suo direttore, Paolo Galluzzi, per l'ambizioso
e affascinante programma portato avanti. Quello
di rendere fruibile il grande patrimonio storico
custodito all'IMSS grazie all'ausilio delle nuove
tecnologie, realizzando il più completo museo
virtuale italiano. L'Istituto e Museo fiorentino,
fondato nel 1927 per iniziativa dell'Università
e ufficialmente inaugurato nel 1930, ebbe affidato
sin dalle origini il compito di conservare ed esporre
le collezioni di strumenti scientifici provenienti
dalle raccolte delle famiglie Medici e Asburgo-Lorena,
e nel contempo di provvedere al censimento del patrimonio
storico-scientifico e allo sviluppo di attività
di ricerca nel campo della storia della scienza.
Dotato di una ricca biblioteca, che attualmente
possiede oltre 130.000 volumi, l'IMSS conserva nel
suo spazio museale circa 5000 pezzi originali, divisi
in due nuclei fondamentali: al primo piano di Palazzo
Castellani, che ospita l'IMSS, sono esposti gli
apparati matematici e astronomici di importanti
artefici italiani e stranieri raccolti dai diversi
membri del Casato mediceo. Fanno parte della collezione
gli strumenti originali di Galileo Galilei (i cannocchiali,
che egli perfezionò modificandoli in indispensabili
strumenti astronomici, la lente con la quale scoprì
quattro satelliti di Giove, il giovilabio, le calamite
usate per le esperienze sul magnetismo, il compasso
geometrico e militare ecc.), insieme ai "vetri"
dell'Accademia del Cimento. Il secondo piano dell'edificio
ospita l'esposizione degli strumenti e degli apparati
didattici e sperimentali che furono fatti costruire
o acquistare dagli Asburgo-Lorena per il nascente
Museo di Fisica e Storia Naturale della città.
Dispositivi di meccanica, pneumatica ed elettrostatica
affiancano modelli in cera e terrecotte di ostetricia
che, insieme a una straordinaria raccolta di strumenti
chirurgici di fine Settecento, provengono dall'antico
Ospedale fiorentino di S. Maria Nuova.
Come in ogni museo di storia della scienza, anche
nell'IMSS documenti di una tale rilevanza culturale
continuano a essere conservati ed esposti come "testimonianze
capitali della storia complessiva del sapere scientifico".
L'evoluzione protrattasi nel tempo degli strumenti
scientifici e i progressi compiuti delle tecniche
costituiscono infatti un aspetto centrale dello
sviluppo storico della ricerca scientifica, sul
quale non è stato posto abbastanza l'accento
nelle diverse trattazioni storiche generali: dall'inizio
dell'età moderna infatti gli strumenti hanno
svolto un ruolo determinante nella costruzione del
sapere scientifico, essendone essi stessi la fonte
primaria, per cui una corretta comprensione del
progresso della scienza e quindi della cultura moderna
in generale non può prescindere dall'analisi
dei fattori tecnici, economici e sociali sottesi
allo sviluppo della strumentaria.
La "storia storica" della scienza è
un'acquisizione recente. Un'attenta storiografia
basata sull'esclusiva metodologia ricostruttiva
del ricorso a repertori, a fonti primarie, inedite,
d'archivio, come apparato documentario necessario
per una corretta definizione dell'effettivo percorso
seguito dalla riflessione tecnico-scientifica, ha
consentito in anni recenti di ridisegnare il panorama
tradizionale di questa disciplina. Accanto a ricostruzioni
fortemente orientate da schematismi predeterminati
si è andata affermando una storia della scienza
e della tecnica quanto più possibile fedele
alle diverse concezioni che di essa sono state elaborate
nel tempo dalle differenti culture, dove hanno trovato
posto campi d'indagine finora ritenuti ambigui e
fuorvianti, e dove ampio spazio è stato assegnato
alle ricerche sulle costruzioni tecnologiche e sugli
apparati strumentari, dei quali è stata riconosciuta
la notevole rilevanza documentaria.
Eppure, come ha avuto modo di scrivere recentemente
Galluzzi, questi "particolari documenti"
storici quali sono gli strumenti scientifici e tecnologici
del passato anche più recente, e dei quali
l'Italia costituisce un immenso museo, oggi "sono
incapaci di raccontare" al fruitore "le
proprie storie straordinarie". Perché?
Secondo il direttore dell'IMSS la ragione è
da ricercare nell'atteggiamento prevalente nel settore
della scienza militante, che ha reciso ogni legame
con il suo passato, preferendo volgere il suo sguardo
solo in direzione di un orizzonte immediatamente
esplorabile, e non già indagato. In ragione
di una simile prospettiva deformante, che lascia
ai margini del patrimonio culturale i musei scientifici
con le loro collezioni, per ristabilire una corretta
percezione del ruolo giocato dai saperi scientifici
e tecnologici nella composizione della civiltà
moderna, è necessario, secondo Galluzzi offrire
a questi ultimi l'opportunità di "raccontare
le affascinanti avventure della conoscenza delle
quali" sono stati artefici.
In questa direzione da circa venti anni egli stesso
si adopera nel tentativo di ricostruire "l'orizzonte
delle conoscenze e delle aspettative dal quale derivò
la scoperta di questi oggetti" e nel contempo
di spiegare nel modo più "immediato"
le complesse modalità dei loro funzionamenti.
Perché niente come tali oggetti scientifici
e tecnologici dimenticati nel tempo può fornire
la chiave per combattere il diffuso equivoco di
una contrapposizione tra scienza e cultura nella
sua accezione più vasta. Contrapposizione
che se correttamente superata, permetterebbe proprio
a coloro che investono la loro vita nell'impegno
della ricerca scientifica, di vedere nel loro lavoro
"quel carattere di attività squisitamente
culturale", che secondo Galluzzi, non è
colto chiaramente, ma che invece sarebbe apportatore
di "effetti fortemente motivanti".
Perché gli strumenti scientifici e tecnici
conservati nei musei di storia della scienza possano
instaurare un "dialogo" con i visitatori
non bastano più la semplice fruizione offerta
dall'esibizione degli oggetti nelle vetrine nelle
sale espositive, né la mediazione comunicativa
proposta dall'apparato tradizionale in uso nei musei
(didascalie, pannelli, cataloghi ecc.). Da questa
considerazione nasce il programma progettato da
Galluzzi per l'IMSS, che lo vede impegnato nello
sviluppo del più alto livello di accesso
digitale al patrimonio storico dell'Istituto, nella
profonda convinzione che le tecnologie digitali
permettono di riportare in vita questi "documenti
dimenticati" dando loro "voce" per
raccontarsi e raccontare. Come ha ben precisato
Galluzzi, correttamente impiegate, le tecnologie
digitali permettono di restituire "dignità
e significato alle vicende ed agli oggetti storici
delle scienze e delle tecniche", offrendo la
possibilità di dispiegare in modo "evidente"
davanti agli occhi dell'utente quelle che furono
le numerose e impensabili interazioni con i settori
più diversi della vita culturale del tempo.
Il più ambizioso dei progetti realizzato
dall'IMSS, che tra breve sarà reso pubblico
(su DVD e in Internet), prevede il più completo
set d'immagini, risorse primarie, materiale documentario
e divulgativo, animazioni in grado di offrire all'utente
un'immediata comprensione del funzionamento degli
strumenti conservati nelle collezioni del Museo.
Sotto la guida di esperti tutor virtuali l'utente
sarà in grado di ripetere gli esperimenti
che gli strumenti storici conservati nell'IMSS hanno
permesso di effettuare, calandoli nel contesto culturale
nel quale essi furono realizzati, abilmente riprodotto
in digitale. Oltre 1200 strumenti storici del patrimonio
museale dell'Istituto sono stati ricollocati nel
contesto culturale di appartenenza, e resi fruibili
agli utenti, a loro volta messi nella condizione
di venir "virtualmente" immersi nell'
"avventura storica della ricerca" per
partecipare alla "geniale progettualità"
e all' "ardita immaginazione" dei protagonisti
della scienza. Perché solo imparando ad osservare
l'orizzonte con la lente di Galileo, si potrà
essere in grado di vedere con i propri occhi al
di là della linea di confine. |
Galileo
on-line: Nuove tecnologie e valorizzazione del patrimonio
scientifico
Histoire Cafè Garibaldi
26 ottobre 2003
Ore 12.00
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