La lente di Galileo: Approfondimenti sul Festival
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MEDICINA
Oltre la doppia elica
Adriana Albini

Cinquanta anni dopo la scoperta della struttura del DNA da parte di Francis Crick, James Watson, e Maurice Wilkins, è stato completato il sequenziamento del genoma umano. Le potenzialità terapeutiche di una simile scoperta sono quasi illimitate, ma ancora deve essere svolto il lungo lavoro di dare un senso all'informazione ottenuta. E' di questo che Lucio Luzzato, direttore Scientifico dell'Istituto Tumori di Genova, Ranieri Cancedda, direttore del Dipartimento di Terapie Innovative, e la sottoscritta, direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare sempre dell'Ist parleranno nell'ambito del Festival della Scienza, martedì 28 ottobre alle 17.30, presso l'Auditorium Montale del Teatro Carlo Felice.

Potrebbe sembrare che con il completamento del Progetto Genoma la ricerca biologica si riduca all'applicazione dell'informazione genetica a diagnosi e terapia, e che non rimanga più niente di essenziale da scoprire. Nulla è più lontano dalla verità. Conoscere la sequenza delle lettere della vita di per se dà poca informazione. Come la mappa geografica non dice nulla sui popoli che vivono nelle varie parti del pianeta, la fila di A,C,G,T costituisce piuttosto un mezzo per comprendere la complessità funzionale della vita, ma non il fine. Uno degli utilizzi di questo strumento è l'analisi della diversità genetica, di cui Luigi Luca Cavalli Sforza, uno degli ospiti del Festival, é un precursore. Il genoma umano è costituito di circa 3,3 miliardi di "lettere" e in media una ogni 1000 è variabile tra individuo e individuo. Tutti i geni sono presenti in forme differenti (polimorfiche) nella popolazione umana. Oltre a creare la diversità visibile nei tratti somatici delle persone, i polimorfismi determinano suscettibilità variabile per molte malattie, tra cui quelle tumorali, nonché una risposta variabile a trattamenti farmacologici. La conoscenza della sequenza del genoma umano permetterà quindi un'accelerazione nelle scoperte delle basi molecolari delle malattie, mentre la conoscenza della diversità genetica guiderà l'individualizzazione della medicina, che applicherà terapie calibrate sul genotipo dei pazienti.

I processi molecolari che avvengono in una cellula sono molto complessi. Come la pressione esercitata su un punto di un pallone ha delle ripercussioni su tutta la superficie rimanente, anche in un sistema biologico non si può toccare un nodo della rete (un gene) senza influenzare in qualche misura lo stato di tutti gli altri. Per questo motivo i biologi hanno cominciato a studiare decine di migliaia di geni alla volta. Questo è diventato possibile grazie all'invenzione dei "chip" che contengono le sonde geniche in uno spazio ridottissimo. I dati generati usando queste "schede" di DNA possono dare informazioni sull'effetto che ha un farmaco sulla cellula e serviranno anche per predire la risposta a un trattamento o per analizzare il rischio di sviluppare metastasi dopo l'asportazione del tumore primario. Il progresso della medicina molecolare non dipende sicuramente dalla sola conoscenza del genoma.

Negli ultimi vent'anni la biologia ha cominciato a sfruttare i metodi della scienza molecolare per comprendere crescita, differenziamento e morte delle cellule. Questo ramo della ricerca ci porta oggi alla medicina di rigenerazione dei tessuti. La possibilità di coltivare in vitro cellule staminali umane da individui adulti sta trovando infatti le prime applicazioni cliniche. Già esiste la possibilità di stimolare la crescita dell'epidermide partendo da poche cellule prelevate dal paziente e sono imminenti applicazioni per quanto riguarda l'osso che, in condizioni fisiologiche, non riesce a rigenerarsi se non per distanze limitate. Tecniche di ricostruzione d'organo, si spera, saranno presto disponibili anche per il tessuto nervoso, per la semplice rigenerazione di un nervo leso da un trauma, ma anche per la cura delle malattie neurodegenerative, come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla. Inoltre si cerca di riformare dei vasi sanguigni, che potrebbero ripopolare le coronarie dei pazienti a rischio di infarto. Le tecniche del DNA "ricombinante" serviranno per la cosiddetta terapia genica, che si propone di sostituire geni difettosi che causano gravi malattie ereditarie. La "prova del principio" è stata ottenuta sperimentalmente, ma molto resta da studiare per arrivare a terapie geniche efficaci e sicure.

Oggi siamo impazienti di vedere che i risultati di tanti anni di ricerca si traducano in applicazioni a beneficio del paziente e anche in una crescita economica. Uno studio approfondito delle cause "molecolari" delle malattie genetiche, e di quelle complesse, quali i tumori, stanno già permettendo la costruzione di farmaci di estrema specificità ed efficacia. Tuttavia anche in futuro ogni ulteriore sviluppo dipenderà dall'avanzamento della ricerca di base, che rivelandoci anche l'inatteso, ci aiuterà a fare le scoperte di domani. Le maggiori rivelazioni della medicina molecolare e cellulare, nonché della genetica sono dovute alla ricerca di base, che spesso segue vie imprevedibili.
La ricerca non produce solo tecnologie ma prima di tutto conoscenza: dunque non può essere solo ‘applicata'. Non possiamo predire cosa scopriremo e proprio la ‘serendipità', ovvero il caso, ha portato le innovazioni più rilevanti e di conseguenza… le più importanti applicazioni.

Oltre il 50° compleanno della doppia elica: il domani delle terapie innovative.
Martedì 28 ottobre 2003
Teatro Carlo Felice - Auditorium Montale
Ore 17.30



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